Dopo l’annuncio di Pacher del probabile addio all’inceneritore, nell'articolo di ieri del nostro Magazine, l'idea del sindaco di Rovereto: «L’immondizia? Datela a noi»
Dieci anni fa da militante ambientalista Miorandi proponeva di realizzare un bioessiccatore a Ischia Podetti per produrre il cdr e di portarlo poi a Rovereto dove avrebbe dovuto essere acceso un mini inceneritore in grado di produrre energia.
Oggi da sindaco lo schema rimane quello, ma a parti invertite: impianto biomeccanico industriale nella sua città, poi invio del cdr altrove, magari a Bolzano dove ne avranno bisogno.
Era il 2002 e tra i protagonisti del dibattito pro o contro l’inceneritore dei rifiuti si segnalava la voce di Andrea Miorandi, giovane militante di Legambiente ed esperto del settore. Miorandi era fautore della terza via, quella della bioessiccazione, con riduzione del residuo in cdr, combustibile derivato dai rifiuti, da bruciare in sicurezza in un piccolo bruciatore.
Dieci anni dopo Miorandi è diventato sindaco di Rovereto ed assessore all’ambiente del Consiglio delle autonomie. E all’annuncio dell’assessore Pacher del probabile addio all’inceneritore prima sorride divertito, poi rilancia deciso, candidando proprio la sua città ad ospitare l’impianto per produrre il cdr.
Allora sindaco, avevate ragione voi di Legambiente dieci anni fa? Dovrebbe ripescarsi le interviste dell’epoca per dirlo. Questa svolta fa sorridere, ma non sto a dire adesso: avevamo ragione. Dico solo che fa piacere che ci sia stata un’importante assunzione di responsabilità.
E dire che all’epoca vi prendevano per visionari. Dicevamo semplicemente che in Trentino non ci sono abbastanza rifiuti per un inceneritore.Visionari? No, eravamo persone che si davano da fare per capire quali erano le migliori esperienze in Europa. Io sono orgoglioso di quei tempi.
E adesso, quali scenari si aprono? In Trentino, come prevedevamo allora, siamo arrivati ad avere una differenziata molto spinta ed ancora in crescita. Arriveremo in breve ad un residuo complessivo di 60 mila tonnellate all’anno. Abbiamo superato alcuni pionieri e siamo i primi della classe. Secondo me è arrivato il tempo di rispolverare l’idea di un trattamento meccanico-biologico.
Mi spieghi meglio. Diciamo che da quelle 60 mila tonnellate recuperiamo un altro 40% con un impianto industriale di riduzione, cosa perfettamente attuabile. Rimangono poco più di 30 mila tonnellate che non giustificano la realizzazione di nessun impianto di combustione.
Neanche un piccolo gassificatore come quello visto in Inghilterra da Pacher? No, non cadiamo nella trappola delle tecnologie spinte.
Ma allora cosa ce ne facciamo di queste 30 mila tonnellate? Intanto le dico che la Vallagarina può candidarsi a fare un progetto industriale per la riduzione del residuo. Penso a un progetto unico, innovativo, e credo che la tecnologia ci sia.
Perché la Vallagarina? Per varie ragioni. Innanzitutto abbiamo lo spazio che Trento non ha, e poi forse anche una maggiore vocazione industriale. Inoltre siamo posizionati in modo baricentrico, vicino all’autostrada. Inoltre Ischia Podetti è troppo vicina al fiume, è un sito da mettere in salvaguardia e in sicurezza.
Non teme reazioni negative? Perché? Si tratterebbe di fare un capannone, senza camini né emissioni. Assolutamente innocuo. Le dirò che ne ho già accennato ad alcuni sindaci della Vallagarina che in linea di principio sono d’accordo. Ora vorrei incontrare Pacher per fargli questa proposta.
Ha già pensato anche a una collocazione? Beh, un’area ci sarebbe. In località Casota. Un terreno che la Provincia doterà delle infrastrutture per iniziative industriali. Una cosa che si può fare in tempi brevi.
Insomma, una rivoluzione dopo anni di discussioni sull’inceneritore? Un’idea nuova, che potrebbe sfruttare anche la necessità di scorporare il settore dello smaltimento rifiuti da Dolomiti Energia. Io dico: facciamo una nuova società dandogli il preciso compito di realizzare questo impianto. Penso a una società pubblica, perché la regia deve essere pubblica. Poi il privato potrà partecipare tramite un bando.
Non mi ha ancora detto cosa fare delle 30 mila tonnellate che comunque rimangono da smaltire. Si potrebbero mettere a copertura delle discariche ancora aperte. Ma sul tavolo delle valutazioni io metterei anche l’inceneritore di Bolzano. Ho fatto due conti con la calcolatrice, sarebbero non più di due autotreni al giorno di cdr di cui loro, che sono ancora indietro con la differenziata, avranno in futuro bisogno. Pensiamoci. È un tema da rilanciare.