Potrebbe pensarci il governo a chiudere per sempre il tormentato capitolo dell’inceneritore di Trento.
Sarebbe in arrivo un decreto del ministro Clini che consentirà di trattare il residuo nelle centrali termoelettriche: la norma è attesa entro la metà di Novembre.
Una rivoluzione enorme che aprirebbe la corsa all’accaparramento dei rifiuti solidi urbani prodotti dalle città, in grado di emanare calore e a prezzo certamente competitivo.
Un’opportunità che la Provincia non vuole lasciarsi scappare, e così frena sul bando.
Il primo della serie fu un «mostro» da 300 mila tonnellate, poi seguì un più modesto impianto da 150 mila. Infine, appena due anni fa, arrivo un «modellino» da appena 100 mila tonnellate l’anno. Ma l’opera di riduzione dell’inceneritore dopo i faraonici, costosi (e probabilmente inquinanti) progetti degli anni scorsi non è destinata a finire. Ora il termovalorizzatore di Ischia Podetti potrebbe addirittura sparire dalle mappe topografiche e urbanistiche del Trentino.
L’ha spiegato ieri in Consiglio provinciale l’assessore all’ambiente Alberto Pacher rispondendo alle interrogazioni di Luca Zeni e Mauro Ottobre sullo stato di avanzamento del bando relativo all’impianto di smaltimento previsto a Trento nord. Ebbene Pacher ha accennato in aula (e poi specificato meglio con i giornalisti) al fatto che a Roma il ministro Corrado Clini sta per emanare un decreto che potenzialmente potrebbe rivoluzionare la gestione del ciclo dei rifiuti. «Sembra che in futuro si permetterà di trattare il residuo non solo nei termovalorizzatori, ma anche nelle centrali termoelettriche dotate di opportuni filtri e controlli dei fumi» ha spiegato l’assessore. In pratica le centrali, anziché bruciare carbone potrebbero utilizzare il rifiuto secco come carburante e continuare a produrre energia.
Una rivoluzione enorme che aprirebbe la corsa all’accaparramento dei rifiuti solidi urbani prodotti dalle città, in grado di emanare calore e a prezzo certamente competitivo. Un’opportunità che in Provincia non vogliono lasciarsi scappare, tanto da aver deciso di rallentare con l’elaborazione del nuovo bando di gara per l’inceneritore. Se il decreto Clini diventasse realtà la Provincia potrebbe abbandonare i vecchi progetti, portare i rifiuti nelle centrali venete come Fusine o Salionze (partecipata da Dolomiti Energia) e mantenere il territorio libero da inceneritori. «La norma è attesa entro la metà di novembre. I tempi di realizzazione sono compatibili con la scadenza tecnica del sistema provinciale delle discariche, prevista nel 2018» ha aggiunto l’assessore. C’è, però, un problema: in tutti questi anni la giunta provinciale (il presidente Lorenzo Dellai in testa) ha sempre sostenuto che «il ciclo dei rifiuti verrà chiuso in Trentino» e che «non si importeranno rifiuti, ma nemmeno se ne esporteranno». «Prima di tutto - la replica di Pacher - vedremo il testo del decreto, poi discuteremo di questo aspetto».
Sul tema complessivo della raccolta dei rifiuti l’assessore ha risposto alle due interrogazioni spiegano che «vi sono riscontri incoraggianti per la differenziata che ci consentono di misurarci con un quantitativo molto minore di residuo da smaltire rispetto alle previsioni iniziali». Per quanto riguarda la frazione organica Pacher ha spiegato che è in fase di completamento ed entrerà in funzione entro fine anno l’impianto di Cadino. Pure in fase di completamento e sistemazione è l’impianto di Rovereto all’interno dell’area del depuratore, che potrà trattare circa 40 mila tonnellate all’anno a fronte di un fabbisogno provinciale che si aggira intorno alle 55 mila tonnellate. Infine la Provincia è in fase di confronto con alcune amministrazioni locali per la realizzazione di un altro impianto che tratterà 10 mila tonnellate all’anno nel Trentino occidentale.
A quel punto il Trentino sarà autosufficiente.