Spesso siamo alla ricerca di soluzioni alternative per avere un certo risparmio, soprattutto in una spesa costante come l’affitto. Il canone concordato, per quanto riguarda gli affitti ad uso abitativo, è una soluzione sempre più sponsorizzata dai comuni ma con qualche parere contrastante. Alcuni definiscono questo particolare tipo di contratto non sempre vantaggioso per l’affittuario, più conveniente invece per il padrone di casa. Un canone fiscalmente parlando molto vantaggioso: scopriamo per chi.
Chiamato in maniera indistinta contratto a canone concordato o contratto a canone agevolato, siamo di fronte ad una normativa ridefinita recentemente tramite la legge di Stabilità 2016. Tramite questo decreto infatti è stato introdotto un ulteriore vantaggio per gli affittuari: un ribasso sull’IMU del 25%. È bene però ricordare che questo determinato tipo di canone non viene applicato in tutte le città del territorio nazionale. Alcune località non prevedono alcun tipo di agevolazione in merito e non hanno canoni d’affitto molto in linea con il mercato immobiliare.
Possiamo tranquillamente affermare che ogni area stipula determinati accordi per i valori minimi e massimi da prendere in considerazione in caso di contratto a canone concordato. Vengono fissati in questo modo alcuni criteri di stipula che prevedono ad esempio: possibile durata, rinnovo, categoria catastale, presenza o meno di mobilio, e naturalmente importo del canone.
I vantaggi non sono ad ogni modo tutti per il proprietario dell’immobile. L’inquilino potrà disporre di una casa con un affitto molto inferiore rispetto ai valori di mercato, solitamente è facile accorgersi di ciò considerando la maggiore ampiezza dell’immobile in metri quadri rispetto al prezzo di mercato richiesto. Altro vantaggio spesso non considerato da chi si affida a questo tipo di soluzione riguarda l’imposta per i redditi Irpef; si potrà usufruire di una detrazione vicina ai 500 euro facendo riferimento ad un reddito complessivo che non superi i 15.493,71 euro.