In ottobre 2015 avevamo già commentato come l’edilizia nel trentino stesse trascorrendo un periodo di profondo rosso: i dati dei fallimenti per l’anno 2015 confermano questo, oltre che mettere in chiaro il difficile momento che sta attraversando l’economia trentina.
Durante il passato 2015, infatti, il numero di fallimenti in trentino ha toccato un nuovo record con ben 100 aziende fallite, gran parte delle quali attive proprio nel settore dell’edilizia. A questi 100 fallimenti si sommano poi 17 procedure concorsuali differenti dal fallimento, quali per esempio i concordati fallimentari e le liquidazioni coatte amministrative cui sono soggette le società cooperative.
I numeri in sé dicono poco, ma se raffrontati agli anni precedenti rivelano un incremento del 16% dei fallimenti rispetto al 2014, anno nel quale fallirono 84 aziende e quasi il raddoppio delle procedure concorsuali rispetto al 2013, anno nel quale vi furono 55 fallimenti. Se poi andiamo a ritroso sino al 2008 scopriamo che vi furono 28 fallimenti, segnale del momento difficile che vive l’economia del trentino.
L’aumento dei fallimenti in trentino, peraltro, è un dato in controtendenza rispetto a quello nazionale: mentre in Italia nel corso del 2015 i fallimenti sono diminuiti del 5%, in trentino sono cresciuti del 16%. Non stupisce però questo comportamento, considerato come la crisi sia giunta con ritardo nella nostra regione e come ora sia più difficile proprio per il trentino cogliere quei deboli segnali di ripresa che sembrano invece sentirsi nelle altre regioni d’Italia.
Chiaramente a fallire non troviamo solo imprese edili o immobiliari, ma anche aziende attive nei settori del commercio, del manifatturiero e dei servizi. Del resto la lunga crisi di questi anni non ha lasciato indenne alcun settore, neppure quelli considerati più anticiclici come – per esempio – la produzione e comercializzazione di generi alimentari, tant’è che tra le aziende fallite nel 2015 a in trentino troviamo anche le Pan Carraro srl e Pane Pan Carraro srl, entrambe ditte che si occupavano di rifornire gli omonimi negozi di Trento.
Difficile dire come superare l’attuale crisi: Maurizio Zabbeni, di CGIL, ancora nell’ottobre scorso, commentando i dati della Cassa Edile, riferiti a agosto 2015, propose “un progetto a lungo termine per il recupero dell’esistente, dei centri storici e delle zone disagiate”, quale possibile via di uscita in grado di riattivare il settore edile e l’economia trentina tutta, in considerazione dell’effetto volano che porterebbe la ripresa dell’edilizia.