Mentre il mercato immobiliare vede qualche leggero segnale di speranza, il settore edile rimane in forte cristi. Negli ultimi giorni è stato Maurizio Zabbeni, di CGIL, a richiedere urgentemente l'intervento della Provincia a sostegno del settore edile, segnalando come i recenti dati della Cassa Edile, riferiti a agosto 2015, confermino per il Trentino una situazione allarmante.
Zabbeni sottolinea come proprio l'intervento della Provincia consentì nei primi anni di crisi di ridurne l'impatto per il trentino, mentre ora consentirebbe di far ripartire la locomotiva dell'edilizia, che sappiamo generare posti di lavoro non solo informa diretta, ma anche in forma indiretta, considerato il largo indotto di piccole e medie aziende che muove.
“I lavoratori in cassa integrazione sono circa 300 e non c'è alcun segno di ripresa dal punto di vista delle costruzioni. Ci vorrebbe un progetto a lungo termine”, spiega il sindacalista snocciolando i dati della Cassa Edile che parlano di un -11% di ore lavorate ad agosto 2015, rispetto lo stesso periodo del 2014, e -11% di lavoratori impiegati dal settore. E dire, precisa, che già i dati del 2014 rispecchiavano un -50% rispetto ai livelli di assunzione pre-crisi. Va inoltre considerato che i dati relativi alla cassa integrazione fanno riferimento solamente a quei lavoratori che hanno potuto accedere a questo tipo di ammortizzatore sociale in quanto impiegati in aziende con più di 20 lavoratori; se sommiamo tutti i dipendenti di aziende con meno di 20 lavoratori che hanno perso il posto di lavoro nonché tutti gli artigiani che non stanno producendo, le cifre potrebbero facilmente salire a qualche migliaio di persone. Sono numeri che parlano di un “disastro”, ha commentato Zabbeni, e che ci dicono che “altrove c'è ripresa, qui da noi siamo ancora nel profondo rosso”.
Una amara conferma proviene dalla sezione fallimentare del Tribunale di Trento: sono sempre più le aziende costrette a portare i libri in Tribunale per richiedere il fallimento o l'ammissione al concordato fallimentare, nel tentativo perlomeno di salvare i posti di lavoro. Certo è che, se da un lato il concordato fallimentare, così come le altre procedure concorsuali, tentano di mantenere in vita l'azienda, cercando un accordo con i fornitori sulla riduzione di debiti, dall'altra parte si assiste al trasferimento dei costi della crisi sui piccoli fornitori, artigiani e piccole aziende, che già soffrono per la mancanza di lavoro e che così si vedono svanire la possibilità di incassare i crediti derivanti dalle prestazioni eseguite negli anni passati. Le aziende creditrici, altri non sono, infatti, che le stesse aziende dell'indotto dell'edilizia, come produttori e commercianti di materiali edili e complementari, che certo non navigano nell'oro di questi periodi e che così si vedono costrette, a loro volta, a licenziare o a chiudere definitivamente. “La Provincia anche con la nuova legge sugli appalti continua a sbagliare. - ha dunque concluso Maurizio Zabbeni - Ci vorrebbe un progetto a lungo termine per il recupero dell’esistente, dei centri storici e delle zone disagiate."