«Villa Imperiale», già Hotel Penegal, viene nuovamente svenduta. Stavolta a pezzi, in Tribunale: che triste fine per tanto passato splendore!
Il 13 dicembre andrà all'asta un appartamento, il 20 dicembre vari altri frammenti, tra cui la rampa d'accesso...
L'edificio, monumentale, vanta una lunga storia. Edificato oltre un secolo fa, fu hotel di lusso, quando Passo Mendola era indicato come punto forte dell'offerta turistica d'Anaunia.
Poi passò alla Provincia, ma non ne uscì nulla di buono così fu "obbligatoriamente" svenduto ai privati.
A inizio novecento l'elegante struttura era frequentata dalla corte degli Asburgo, come dimostrano tracce tuttora presenti, vedi il poco distante sentiero intitolato alla principessa Sissi. In una pubblicazione del 1905 l'Alta Val di Non veniva indicata come una delle aree a maggior vocazione turistica dell'Impero... Bei tempi. La vocazione c'è tuttora, ma rimane tale.
Tornando a «Villa Imperiale», l'imponenza dello stabile, l'eleganza dei giardini antistanti, che si affacciano sulla statale, è tuttora apprezzabile. Ma il boom di inizio Novecento era venuto meno, l'intera struttura era in vendita; e fu acquistata, una quarantina d'anni fa, dalla Provincia. Un acquisto che aveva illuso qualche amministratore locale: erano gli anni '80, quando si sperava che quel prestigioso volume potesse divenire un centro congressi, o un edificio di rappresentanza, che avrebbe qualificato la già declinante economia turistica del passo - anche se ancora la «Cattolica» portava lassù migliaia di presenze, creando tra l'altro occupazione.
Le speranze erano rimaste deluse: a fine anni '80, la Provincia svendeva «Villa imperiale», intascando qualcosa come 350 milioni di lire (praticamente, regalata) da un noto imprenditore anaune, che concluso l'affare aveva rivenduto tutto, in tempi record, ad una immobiliare milanese, con un guadagno «in solido» molto consistente.
Nel periodo di proprietà provinciale, lo stabile era stato saccheggiato. Era sparito il prezioso mobilio; e le incursioni dei «visitatori» non avevano risparmiato neppure i pavimenti in legno, molti dei quali divelti e asportati. Poi arriva l'immobiliare: con tutte le carte in regola parte la ristrutturazione (l'edificio diventa un residence di appartamenti, con delle multiproprietà) e scompaiono le finestrelle «tirolesi» per far posto a degli orridi termopan a pezzo unico (l'edificio sembra accecato), scompaiono le imposte che lo caratterizzavano che poi fortunatamente ricompaiono. Ma tutto è abbruttito: dell'antico splendore rimane poca cosa. E fortunatamente il Comune di Ruffré riesce almeno ad entrare in possesso del «salone di caccia», oggi prestigiosa sede per incontri culturali e sociali.
Il resto? Abbiamo detto dell'appartamento che il 13 dicembre sarà messo all'asta in Tribunale, a Trento. Un mansardato di 50 metri quadri, con abbaino e finestra in falda, riscaldamento autonomo, ascensore; 75 mila euro per ingresso, zona cottura, cucina-soggiorno, bagno e stanza. La settimana successiva altra asta: 16 mila euro per un posto auto esterno da 18 metri quadri; per 16 mila un andito di 60 metri, tenuto a prato con piante ornamentali; per 9 mila euro due anditi contigui, in tutto 20 metri quadri, a confine della tenuta; per 4.500 euro una cantina di 6 metri quadri. Ma soprattutto, 20 metri quadri, a confine della tenuta; per 4.500 euro una cantina di 6 metri quadri. Ma soprattutto, per 36 mila euro, le «due rampe curvilinee in salita e l'area antistante la scala esterna», quel percorso caratteristico, nobile, che «disegnava» il giardino antistante: 100 metri, larghezza 2,5 metri. Chissà chi lo acquisterà...