Tra le vittime dei crac immobiliari di questi mesi e, spesso, di «furbetti del concordato» ci sono 21 piccole aziende trentine con 237 dipendenti che hanno lavorato in questi anni per la Cooperativa Costruttori Lavoranti Muratori (Cclm) di Milano. La Cclm è in liquidazione coatta amministrativa dall'anno scorso, con debiti complessivi per 60 milioni di euro.
Gli artigiani trentini devono avere in tutto 1,1 milioni: per ciascuno di loro la cifra che manca, magari aggiunta ai crediti di altri concordati, può mettere in ginocchio l'azienda. La vicenda ha però una particolarità: Cclm in Trentino lavorava solo ad appalti pubblici. Ma i committenti, una volta saltato l'appaltatore, non hanno pagato i subappalti.
L'altra sera a Pergine si è tenuta la riunione di buona parte delle ditte fornitrici di Cclm, che vengono da Trento, dalla Rotaliana, dalla Valsugana, dalla Vallagarina. La rabbia era tanta ma anche la voglia di far valere i propri diritti. Insieme, titolari e dipendenti. Tutto è iniziato nel 2010, raccontano, quando la Cclm incaricò lo studio tecnico Teseo Engineering di reperire imprese trentine per i subappalti dei cantieri vinti dalla coop milanese.
I principali lavori pubblici acquisiti erano la sistemazione della strada al passo della Borcola (committente Provincia), la realizzazione di un poliambulatorio a Brentonico (committente Azienda Sanitaria), l'ampliamento della scuola elementare di Villa Agnedo (committente il Comune), la realizzazione del polo scolastico di Nago (committente Itea), l'adeguamento degli svincoli delle stazioni di Rovereto nord e Rovereto sud e di quello dell'area di servizio Nogaredo est e la realizzazione delle barriere antirumore di Villa Lagarina e Marco (committente Autobrennero).
A metà 2012, spiegano i fornitori, si hanno i primi sentori che qualcosa non va: operai della Cclm che devono pagarsi i pasti, rifornimenti di gasolio che non arrivano. I lavori proseguono ma nel luglio 2012 la coop entra in liquidazione volontaria e poi coatta. I cantieri vengono sospesi ma, sottolineano gli artigiani, l'azienda appaltatrice vantava dai committenti oltre 1 milione per i lavori fatti. Gli enti pubblici, dicono, avrebbero potuto pagare i subappaltatori, che vantavano crediti più o meno per la stessa cifra. La procedura di liquidazione coatta però, come il concordato, blocca tutto. Lo stato passivo di Cclm verificato dal commissario è pari a circa 60 milioni, mentre all'attivo ci sono 40 cantieri in varie regioni.
Dei lavori trentini, alcuni sono ripartiti perché riappaltati - «ma non ci hanno invitato alla gara» dicono le ditte fornitrici - o, come nel caso di Nago, perché il ramo d'azienda di Cclm è stato acquisito da un'altra coop, questa volta trentina, la Btd Servizi Primiero. Altri però, denunciano gli artigiani, sono ancora inattivi «con notevoli disagi per gli utenti finali e per l'esecuzione a regola d'arte dei lavori, visto il degrado dei materiali».
Secondo gli artigiani, la Provincia aveva il dovere di controllare i cantieri pubblici di Cclm e prevenire quello che è successo. «Perché non hanno vigilato?». Ora il rischio è che per avere qualcosa dalla liquidazione ci vogliano anni. «Ma noi chiediamo alla politica di trovare un modo per far valere i nostri diritti, soprattutto perché si tratta di appalti pubblici. Serve urgentemente una tutela dei pagamenti».