Il mito di Davide e Golia si ripete. Se non fosse davvero successo, in pochi avrebbero creduto nella vittoria di tre piccoli comuni della Vallarsa che si rivolgono al Tar sostenendo che la società concessionaria di un bacino idrico debba pagare un Imu proporzionale all’estensione del bacino artificiale stesso.
Ieri, 18 Aprile, il Tar ha accolto il ricorso di Trambileno, Vallarsa e Terragnolo contro Dolomiti Energia e la Provincia Autonoma si Trento: la società avrebbe infatti stimato un valore catastale del bacino artificiale di San Colombano molto inferiore a quello effettivo.
Ora il calcolo va ripetuto e Dolomiti rischia di dover versare cifre molto maggiori rispetto a quelle preventivate.
La rendita catastale calcolata dalla Provincia sulla diga di San Colombano è sbagliata. Ieri il Tar ha dato ragione al Comune di Vallarsa nel ricorso contro piazza Dante e i due concessionari della diga, Dolomiti Energia e Agsm. Ciò significa che fino a oggi alle amministrazioni della Valle del Leno sono stati versati meno tributi di quanto spettasse loro (il calcolo dell’Imu si basa infatti sulla rendita catastale).
Non si tratta certo solo di piccoli numeri: oggi il Comune il cui primo cittadino è Geremia Gios raccoglie circa ottomila euro l’anno per la centrale di San Colombano, ma includendo Vallarsa, Terragnolo e Trambileno la cifra dovuta sale fino a circa quarantamila euro l’anno. Se, come previsto dal sindaco e docente di estimo Gios, la valutazione corretta fosse tre volte quella finora stimata e se a questa si aggiungessero anche gli arretrati di almeno cinque anni, nelle casse dei tre municipi entrerebbero alcune centinaia di migliaia di euro.
La battaglia di Davide contro Golia è cominciata nel 2011, quando Gios si è reso conto che le stime sulla rendita
catastale della diga non erano corrette; infatti la cifra stabilita per il calcolo dell’Imu era troppo bassa: per la Provincia la diga di San Colombano, in quanto a rendita, valeva meno di un milione, mentre il sindaco riteneva tale valore sottostimato di almeno tre volte.
L’avvocato Maria Cristina Osele spiega che Gios aveva chiesto di accedere agli atti, ma il Catasto ha reso difficoltosa la visione dei documenti, per questo ha impugnato “alla cieca” il dato catastale ed anche l’accordo con il quale veniva deciso come eseguire il computo. Provincia, Dolomiti Energia e Agsm, secondo Gios, non potevano decidere come calcolare la rendita catastale senza coinvolgere i Comuni. Il Tar ha costretto la Provincia a rendere pubblici i conteggi così è stato fatto un ricorso per motivi aggiunti.
Nel calcolare la rendita delle particelle edificiali, secondo il sindaco di Vallarsa, il Catasto aveva fatto degli errori grossolani, con troppe voci che tendevano a ribassare il valore. Ad esempio non avevano computato come imponibile il bacino della diga, di circa 10 ettari. Inoltre, per deprezzare la rendita, veniva conteggiata la vetustà della struttura, un valore che per le dighe non deve essere invece considerato. «Abbiamo chiesto al Tar di applicare la nostra stima, che è almeno di tre volte maggiore rispetto a quella del Catasto e il tribunale ha accolto la nostra tesi», spiega Gios.
Una sentenza, quella pronunciata ieri dal Tar, che potrebbe coinvolgere, con un effetto a catena, un centinaio di Comuni Trentini (tanti quanti sono le dighe). Se per ciascuna diga i Comuni coinvolti richiedessero una revisione delle renditele cifre risultanti non sarebbero certo trascurabili per i concessionari come Dolomiti Energia.
«Si tratta di pagare il giusto alle comunità per i danni che le dighe causano. Ho calcolato che per la sola Vallarsa, ogni anno, la struttura produce danni ambientali per 150mila euro: parlo di modifiche del clima, di impatto visivo, di ostacolo alla biodiversità». Per le amministrazioni, soprattutto per quelle piccole (come Vallarsa, Terragnolo e Trambileno) i maggiori introiti legati alle nuove stime sarebbero una piacevole boccata di ossigeno.
Le entrate sarebbero ancora più corpose, perché, come nel caso delle Valli del Leno, ai municipi andrebbero versati anche sei anni di arretrati. «In base ai miei calcoli, ai Comuni trentini andrebbero 5-6 milioni
in più di tasse. Per me è una soddisfazione soprattutto aver dimostrato che nel valore di una diga va contato anche il suo bacino d’acqua», sottolinea sottolinea con soddisfazione Gios.