La crisi economica italiana e il dilagare sempre più insistente della crisi del debito europea ha influenzato, e continua ad influenzare, le scelte di coloro che vogliono procedere all’acquisto di una casa.
Le banche non danno più credito e così acquistare è sempre più difficoltoso; quanto evidenziato dall’osservatorio dell’Agenzia delle Entrate è che le compravendite con mutuo nel 2012 sono crollate del 38,6% e il mercato immobiliare italiano è sceso ai livelli del 1985.
Il presidente di Fimaa Rigotti: «I giovani non hanno soldi e non ottengono i mutui. Si vendono meno case e più ville» .
Nel panorama odierno ciò che manca davvero è la classe media: la più colpita dall’inasprimento fiscale e da tutte le gravi conseguenze che la crisi porta necessariamente con sé.
Con un presente che non offre più alcuna garanzia economica e ben poche prospettive lavorative, è davvero difficile immaginare un futuro stabile e florido. Un tempo c’era la certezza del lavoro e la possibilità di ottenere mutui, così il naturale desiderio di comprare casa poteva concretizzarsi più facilmente, senza gli insormontabili ostacoli di oggi.
E’ lo stesso Severino Rigotti, presidente di FIMAA Confcommercio (Federazione Italiana Mediatori Agenti d'Affari), in un intervista rilasciata al Trentino, a delineare una situazione di profonda difficoltà del mercato immobiliare. Difficoltà che si fa evidente a partire dal cambiamento dei tempi di vendita, che tendenzialmente paiono essersi allungati notevolmente. Uno dei fattori che contribuisce maggiormente a determinare tale contrazione (o viceversa dilatazione) risulta essere il rapporto qualità-prezzo: se l’indice è buono i tempi si assestano intorno ai 6/7 mesi, in caso contrario può esservi invece un notevole prolungamento (con immobili che restano invenduti per anche due anni). Certo, se si fa avanti la reale necessità di comprare una casa le tempistiche sono sicuramente differenti, ma per chi vuole solo investire l’offerta risulta essere persino troppo ampia. Tra chi attende a vendere per il timore di rimetterci e chi aspetta a comprare nella speranza che i prezzi scendano ulteriormente, il mercato non può che entrare in una fase di confusione e di stallo.
Il vero paradosso è che, anche se sembra davvero incredibile, gli immobili più venduti, (seppur non sempre nell’immediato) sono quelli di maggior pregio, dai novecentomila euro fino ai due milioni, pensati per un mercato ristretto, di nicchia.
È la prima casa a risentire maggiormente delle difficoltà del settore perché, anche se i prezzi sono in linea, è la copertura finanziaria necessaria a mancare.
La Provincia è intervenuta (e bene) con un provvedimento del dicembre scorso, che riguarda i redditi vincolati all'Icef, coprendo fino al 30% lo scarto tra mutuo richiesto e mutuo concesso. Tuttavia questa resta solo un’agevolazione e non una soluzione definitiva. Una giovane coppia, senza aiuti, fatica davvero ad avvicinarsi ad una proprietà immobiliare; i risparmi non sono mai sufficienti e questo porta inevitabilmente ad un incremento delle locazioni.
Il “social housing”, sostiene Rigotti, è nato proprio per questo: per mettere a disposizione di questi nuclei “deboli” dei canoni moderati. Il fatto più grave per chi nel settore ci lavora in prima persona resta la mancanza della media borghesia: quella che acquista per 300-700 mila euro.
Nel frattempo gli immobili “rimbalzano” da un’agenzia all’altra oppure vengono affidati direttamente a più agenzie, il che a parere di Rigotti, è sbagliatissimo. Non è raro neppure che immobili nuovi finiscano per divenire usati dopo essere rimasti in attesa di un compratore per 4 o persino 5 anni.
Anche i metodi di costruzione si stanno diversificando: la richiesta di strutture di tipo casa-clima si è notevolmente accresciuta e il legno non è più un materiale riservato solo alla montagna, anche in città si sta infatti affermando sempre più.
In conclusione le prospettive di Rigotti non sono certo le più prospere: «Il momento politico non aiuta: ho paura che se andiamo avanti così, altro che Cipro... Tra l’altro, essendo noi gli ultimi a risentire dei fenomeni globali la vera crisi la patiamo adesso. E arriverà dopo anche la ripresa».