Con quest’anno si celebra il 20esimo anniversario.
20 anni che decine di cittadini, per la «colpa» di possedere dei terreni nella famigerata zona «ai Fiori» (quella compresa tra via Abetone-via del Garda e la ferrovia) sono obbligati a pagare migliaia di euro di Ici (imposta comunale sugli immobili).
Dall’anno scorso di Imu.
Questo perché le passate amministrazioni comunali hanno deciso a suo tempo di rendere fabbricabili quei terreni, in previsione della trasformazione dell’area in sito produttivo, come all’epoca le imprese roveretane chiedevano.
Rovereto ha perso molto tempo fa anche quel treno, ed oggi, vittime incolpevoli di una situazione paradossale, decine di roveretani si ritrovano da molti anni costretti a pagare cifre esorbitanti per terreni sui quali, neppure volendo, si potrebbe oggi costruire, in assenza di un Piano d’Area unitario.
Del fabbricabile i loro terreni hanno solo il nome. E i costi. «Siamo stufi di sopportare questa situazione, che provoca costi insostenibili per le nostre famiglie - spiegano Valerio Barberi e Giuliano Maraner, tra i più tenaci nel perorare, da molti anni, la loro causa a tutti i livelli - . Dopo 20 anni di piani regolatori mai realizzati e di richieste sempre cadute nel vuoto da parte nostra di restituire ai terreni la destinazione agricola, all’ennesima nostra sollecitazione, grazie all’intervento del Difensore civico, siamo riusciti ad ottenere dalla Provincia la conferma scritta di ciò che sapevamo da tempo: l’area per insediamenti produttivi “ai Fiori” non si farà mai, la Provincia ha dirottato altrove (Polo della Meccatronica, Ex Manifattura, area Casotte di Mori, ndr) i propri investimenti. Confermando che non è mai partita una procedura di esproprio, come invece ha affermato il 25 settembre 2012 il Comune di Rovereto».
«Molti di noi avevano fatto richiesta di modificare la destinazione urbanistica da commerciale ad agricola alla luce delle dichiarazioni dell’assessore Olivi che aveva escluso investimenti in quest’area - spiega Valerio Barberi -. Guardate la mia situazione, un piccolo terreno a vigna, che mi frutta a stento 2.500 euro all’anno, lavorandolo di sera e nei giorni di festa; e mi costa 12.000 euro di Imu. E sono in molti nella mia situazione, ci sono famiglie che vivono della coltivazione di questi campi ma a causa dei gravo- si esborsi non possono permettersi le innovazioni tecniche di cui avrebbero bisogno. Ho fatto i calcoli, personalmente finora ho pagato al Comune, tra Ici e Imu, 140mila euro».
Valerio Barberi è furibondo: «Non capisco perché il Comune si rifiuta di comprendere la nostra situazione. Ci sono alcuni, come mio padre, che sono morti con nel cuore l’angoscia per questa situazione. Pensi che sul mio terreno avevano previsto passasse anche la strada di collegamento tra via Abetone e la Rsa che era prevista poco più sotto: la Rsa la faranno, se mai avverrà, sull’area ex Master Tools, ma la strada non l’hanno tolta da qui, no, resta sul mio terreno e mi impedisce di programmare gli investimenti tecnici di cui avrei bisogno per metterlo a frutto».
Cosa vi è stato detto in Comune? «Ci siamo andati decine di volte, anche poco tempo fa. Sappiamo che è tecnicamente possibile con una variante al Prg, che dev’essere approvata dal Consiglio. Oltretutto noi proprietari abbiamo dichiarato che non chiediamo rimborsi per le cifre versate finora, chiediamo solo che l’area torni alla sua destinazione originaria, ci sono aziende agricole che non possono sostenere gli investimenti necessari alla loro attività perché gravate da questa imposta così pesante. Vogliamo far chiudere anche le poche aziende agricole che ancora coltivano questi terreni? Che senso ha?».